Giorgio Armani ha compiuto 71 anni lo scorso luglio, possiede direttamente il 100% della Giorgio Armani spa che ha fondato trentun'anni fa e che da allora continua a prosperare, tanto che anche nel 2004 ha realizzato 126 milioni di utili netti, ulteriormente cresciuti nel 2005 (il dato non è ancora noto). Non ha sostanzialmente debiti, ma anzi una liquidità che sfiora i 500 milioni. Non ha figli. Nessuno dei tre nipoti che lavorano in azienda è stato finora indicato come il suo successore. E lo stesso si può del dire del management. Fino ad ora Armani sembra vedere un gruppo, non una nuova guida che, pure, alla fine ci vorrà. Certamente, essendo persona che non lascia al caso, ha già stabilito come sarà un aspetto cruciale come la successione azionaria. Ma la ritiene questione privata.
Il quadro che ne emerge è quello di una azienda che comunque si prepara; anche a una possibile quotazione se sarà davvero la scelta. Ma emerge anche la consapevolezza che solo chi ha numeri importanti e sarà presente su tutti i mercati potrà giocare le proprie carte nella competizione globale dove, come ha certificato una ricerca di Pambianco Strategie di Impresa, appartiene a gruppi americani il 45% dei ricavi realizzati dai primi 100 gruppi della moda nel mondo e gli italiani si trovano dal 14° posto in poi. L'impegno è a crescere.
A parte pochi storici come i membri della famiglia e il coordinatore dello stile uomo, Leo Dell'Orco, la squadra è formata in prevalenza da manager entrati a cavallo del 2000, cioé in coincidenza con la rivoluzione innescata dalla rottura con l'allora direttore generale Giuseppe Brusone. Una crisi dalla quale Armani è uscito rifondando l'azienda, accelerando la sterzata industriale attraverso acquisizioni non di marchi, come hanno fatto molti suoi concorrenti, ma di poli produttivi. E allargando ancora sia la gamma di prodotti sia i mercati di sbocco. Il direttore generale del gruppo è Giovanni Gerbotto, entrato in azienda come vice direttore generale con delega sull'industriale, matrice particolarmente importante in un'azienda che sullo sviluppo industriale ha puntato molte delle sue carte. Altra posizione strategica, soprattutto in funzione della strada che il gruppo intenderà prendere, è quella di Paolo Fontanelli, l'uomo dei numeri, cioè la persona che, se ci sarà, dovrà accompagnare la Giorgio Armani in Borsa.
L'appuntamento del 2008. Verranno a maturazione alcune delle principali scelte strategiche di oggi. Saranno aperti i primi due alberghi, a Milano e a Dubai. Sarà pronto il nuovo spazio di via Bergognone a Milano, appena acquistato, dove troverà sede anche l'archivio Guggheneim, una scelta dei capi storici Armani che ha dato vita a una mostra itinerante. Sarà, poi, operativo il nuovo megastore di Ginza. E per questa data si dovrebbero vedere i frutti del piano di sviluppo di Ax Armani Exchange, il cui obiettivo è arrivare per il 2008 a un fatturato di marchio di 1 miliardo di dollari. Infine, i nuovi mercati. La Cina, innanzitutto. E l'India. Poi, si vedrà.
Estratto da CorrierEconomia del 30/01/06 a cura di Pambianconews