Plagio cinese no problem. Questo sembra essere il motto di Artemide, colosso dell'illuminazione da quasi cinquanta anni. E soprattutto non contrastare i mercati sempre più global ma, al contrario, assecondarne le richieste di prodotto per rafforzarsi. Questa è la filosofia di Ernesto Gismondi, presidente e art director della holding. Una filosofia che sta per portare il gruppo a chiudere il 2005 con un fatturato globale di 96 milioni di euro.
Neo aperture in vista per Artemide in Oriente. Vogliamo fare il punto della situazione?
«E%u2018 molto semplice: ritengo che sia inutile accanirsi nello sviluppo di mercati già maturi e saturi. Già da tempo abbiamo puntato a paesi emergenti tentando di cogliere le opportunità global, come per esempio quelle offerte dalla Russia. All'inizio di ottobre abbiamo inaugurato un nuovissimo showroom Artemide a Singapore e la mission di questo spazio è trasferire ai clienti asiatici la filosofia del brand. A breve è previsto un corner point a Kualalumpur». «In India apriremo un ufficio di rappresentanza perché si tratta di un mercato con grandi potenzialità in cui non possiamo non essere presenti. In più ne abbiamo inaugurato uno a Dubay».
Tanto estero dunque per Artemide, in che proporzione?
«I nostri fatturati sono sempre stati realizzati per il 65% all'estero ma ora ci stiamo avvicinando al 70%. Chiudiamo in questi giorni il fatturato del 2005 che è di 96 milioni di euro, per il totale del gruppo, con un risultato operativo del 8% che riteniamo soddisfacente».
E in Italia?
«Incredibilmente siamo in crescita con un 3% e, considerando il panorama generale, ci riteniamo molto fortunati. Certo quello dell'Italia è un mercato piatto. Noi abbiamo l'asset di un marchio forte e riconosciuto che ci ha sostenuto nei momenti difficili».
Estratto da Affari&Finanza del 10/10/05 a cura di Pambianconews