Il 125% del mercato mondiale: 1,8 su 7 miliardi di euro. Non sono proprio bruscolini, la quota mondiale dell'Italia nell'occhialeria. Una bella torta spartita tra quattro o cinque gruppi, ma in modo disomogeneo. Ovvero, con una fettona da 3.255 milioni di euro (fatturato 2004), che nel 2005 dovrebbero salire a 4 mila, solo per Luxottica.
Basta guardare le trimestrali 2005 dei gruppi che si contendono il business, da vista e da sole, nel mondo. Il fatturato Luxottica nel retail è salito del 47%, nel wholesale del 9%, e l'utile netto del 7,3% a 76,3 milioni. Una redditività che negli Usa cresce nonostante «la svalutazione del 5% del dollaro nei confronti dell'euro rispetto al primo trimestre '04» come precisa l'a.d. Andrea Guerra.
Anche in casa Safilo, secondo gruppo con 940 milioni di euro nel 2004 e un portafoglio marchi altrettanto prestigioso, pur seguendo la strategia di non controllare la distribuzione («Non vogliamo fare concorrenza ai nostri nel clienti» commenta l'a.d. Roberto Vedovotto) il dollaro non impedisce una crescita dei profitti del 7,6% e il Far East regala performance straordinarie delle vendite (+39,7%).
Le licenze, invece, sono state il problema di Marcolin, che per superare la perdita di Dolce&Gabbana aveva annunciato la cassa integrazione. E per risollevarsi ha fatto entrare come soci i Della Valle.
Insomma, vedersi portare via quote è un rischio per tutti, tranne per Luxottica.
Le ragioni? In primis la dimensione, ma non solo. «C'è l'alta qualità del management e un'offerta completa di marchi, la logistica e la forza finanziaria» commentano da Unicredit. E aggiungono: «Nei negozi controllati da Luxottica il tempo di consegna medio è di un'ora».
Estratto da Economy del 22/07/05 a cura di Pambianconews