La Cina per l'industria calzaturiera italiana può essere una grande opportunità dal punto di vista delle 831 aziende della Riviera del Brenta che producono scarpe di alta qualità. Oppure può essere un grave pericolo se si guardano le cose dalla parte della maggioranza dei produttori italiani, anche quelli di fascia medio-alta che comunque non riescono a competere con chi sforna scarpe di pari livello qualitativo con costi di produzione attorno ai 13-15 euro.
La divergenza di opinioni è emersa chiaramente ieri a Padova all'assemblea dell'Associazione calzaturifici Riviera del Brenta (Acrib) dove il presidente Franco Ballin è stato esplicito: «E' impossibile, ha detto, vincere la competizione basando tutto sul prezzo. Dalla Cina escono ogni anno 7 miliardi di paia di calzature.a un prezzo medio di 2,5 euro. L'Italia produce 250 milioni di paia ad un prezzo medio di 25 euro. Quindi noi dobbiamo puntare su prodotti di qualità e di moda con un alto valore aggiunto».
Del tutto diverso il parere del presidente dell'Associazione dei calzaturieri italiani (Anci), Rossano Soldini. I dazi servono e subito. Non è il rimedio finale, ma consente di dare respiro all'industria calzaturiera di tutta Europa.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 14/07/05 a cura di Pambianconews