Prima la guerra in Iraq, poi la crisi del turismo con la conseguente riduzione degli affari nei duty free; infine il dato incontestabile che nelle tasche degli italiani (e non solo nelle loro) circolano sempre meno soldi per l'effimero. «Ma navigare necesse est» dice Vittorio Tabacchi, presidente del gruppo Safilo, leader nell'occhialeria di lusso. A preoccupare il #'patron'' in questi mesi è anche la caduta della divisa statunitense. «Questo ribasso ci penalizza, spiega. Noi esportiamo in dollari dal 30 al 40 per cento della produzione; è chiaro che di fronte a questa situazione e con i costi industriali che salgono, i margini si riducono del 10 per cento».
«Dopo un primo semestre negativo, spiega Tabacchi, grazie alle nuove collezioni la Safilo ha registrato segnali positivi, ma si tratta di una ripresa a #'macchia di leopardo'': nel senso che è buona in alcuni Paesi, come ad esempio negli Stati Uniti; mentre lo è meno in altri, tra cui l'Italia». Secondo il presidente le ragioni sono molteplici. «Da noi c'è troppa burocrazia, spiega Tabacchi – Si sono rimandate troppe decisioni ed ora, soprattutto per viabilità e infrastrutture, i nodi vengono al pettine. In Slovenia invece, tanto per citare un Paese vicino dove operiamo, sono molto più veloci. Ad Ormoz assumere cento operai nei momenti di punta è un fatto prettamente amministrativo. Il loro sistema è insomma più chiaro e flessibile».
Ma all'eventualità di andare all'estero Tabacchi non ci pensa lontanamente. «Ma se dovessi farlo, dice come uomo d'affari ed a titolo personale, andrei in India o in Cina, due mercati in continua espansione». Come giudica invece il presidente un eventuale ritorno della Safilo in Piazza Affari? «Prima o poi ci ritorneremo, risponde. Per noi è una necessità tenendo conto ovviamente che la situazione in Borsa deve ritornare alla tranquillità».
Estratto da Il Gazzettino del 22/01/04 a cura di Pambianconews