Lo shopping natalizio non ha fatto svanire le ombre che, per tutto il 2001 con un aggravamento dopo l'11 settembre, hanno pesato sui consumi di abbigliamento maschile. Il dato, reso noto da Pitti Immagine, emerge dai preconsuntivi 2001 elaborati da Sistema Moda Italia e le previsioni 2002 non indicano miglioramenti a breve termine. Nel 2001 i consumatori italiani di abbigliamento maschile hanno ridotto l'acquisto di capi rispetto al 2000, facendo registrare un meno 5,8% nell'estivo, ed un meno 2% nell'invernale. I consuntivi provvisori sul sell out di abbigliamento nell'anno appena concluso, dai quali sono però escluse le vendite nel periodo natalizio, indicano che il calo più pesante si è registrato nelle boutique di lusso fornite dei marchi più prestigiosi ed un calo meno preoccupante (-0,9%) per il dettaglio organizzato.
Dalle consegne, appena concluse, dei filati e dei tessuti per le collezioni primavera-estate 2002, emerge che una parte consistente della produzione è stata realizzata per ordini acquisiti poco prima degli attentati negli Usa, ma il settore si stava già muovendo lungo una china riflessiva che si è accentuata dopo l'11 settembre. A dare una mano alle imprese del settore nel 2001 è stato l'export, la cui crescita è stata particolarmente robusta, stando almeno ai dati relativi ai primi nove mesi. Complessivamente l'Italia ha esportato abbigliamento maschile esterno per 3.494 ml di euro.
La speranza che i consumi possano tuttavia riprendere presto viene dagli Usa dove, nel periodo di Natale, si è registrato un buon andamento degli acquisti: il Telecheck retail index, basato sul volume di autorizzazioni all'incasso di assegni in oltre 27mila punti vendita, ha registrato, nei 32 giorni precedenti il Natale, un aumento del 2,2% rispetto allo stesso periodo del 2000. Lo stesso dicasi per il Mitsubishi-Warburg index delle grandi catene distributive che ha registrato un incremento del 2,9% nella settimana di Natale e dello 0,9% in quella successiva.