Italian luxury industries rilancia la storica azienda di vetro artistico Venini, partendo dalla tradizione e ampliando la gamma di prodotti ai gioielli e ai profumi. Giorgio Rizzo, direttore generale di Italian luxury, ha passato i giorni prima di Natale tra le fornaci della sede di Murano, per prendere confidenza con l’azienda, ritornata in mani italiane dopo tre anni. Fondata nel ‘21 da Paolo Venini, la società è adesso di Giancarlo Chimento, fratello di Adriano, proprietario dell’omonima azienda di gioielli. Anche Italian luxury industries fa gioielli, con i marchi Koesia e Barakà. A partire dall’operazione Venini, nel capitale è entrata la 2Glnvestimenti di Giuliano Tabacchi, con il 40 per cento.
Per Venini, il punto di partenza è un fatturato di circa undici milioni di euro con un piccolo utile, oltre ai negozi di Murano, Venezia (piazza San Marco) e Milano (via Montenapoleone). «Oltre il 70% del giro d’affari — spiega Rizzo — è dovuto all’oggettistica in vetro, mentre il resto arriva dall’illuminazione. Vogliamo rafforzare la creazione di esemplari unici, una sorta di alta moda dell’illuminazione, ma soprattutto pensiamo di allargare la gamma di prodotti. Il passaggio alla gioielleria è abbastanza naturale e potrà essere compiuto tra la fine dell’anno prossimo e l’inizio del 2003».
«Abbiamo già un partner con la capacità produttiva», dice Rizzo. In cantiere, per il 2003 c’è l’apertura di un negozio a Roma, dove Venini era presente fino a qualche anno fa.
Italian luxury sta già pensando ad altre acquisizioni. L’anno scorso il fatturato è stato di circa 20 milioni di euro ai quali si aggiungono 11 milioni di Venini, mentre nel 2002 il consolidato si chiuderà con 40 milioni di euro.
sintesi dell’articolo di Alessandro Balistri a cura di Pambianconews