Dopo anni di minimalismo sfrenato che, dalle passerelle era entrato in gioielleria, in vetrina tornano ciondoli di tutte le forme, orecchini grandi, collane lunghe e perfino le spille. Ma se le vetrine splendono, l'umore degli operatori è meno brillante. L'11 settembre ha offuscato anche le prospettive di questo settore: secondo il World gold council si sarebbe già verificata una contrazione dei consumi mondiali intorno al 10 per cento. Un calo che, inevitabilmente, condizionerà l'industria italiana dell'oreficeria.
Il made in Italy è ai vertici del mercato mondiale dei gioielli: su un giro d'affari che supera i 36 miliardi di euro, l'Italia produce quasi 5,7 miliardi di euro e ha quindi una quota del 16% (stime Pambianco Strategie di Impresa). Ma se per i gioielli del segmento medio-basso il nostro Paese soffre la concorrenza di mercati sempre più aggressivi, come quello indiano, per i gioielli di maggior valore vanta numeri da primato: con un fatturato di 520 milioni di euro, l'Italia rappresenta il 18% dell'oreficeria mondiale di lusso, che vale circa 2,8 miliardi di euro. Con altri 1.240 milioni di euro conquista il 20% del segmento medio-alto, valutato in 6,2 miliardi di euro.
Ma questo quadro dorato è offuscato dal pensiero di quello che accadrà dopo Natale, quando il mercato non sarà più viziato dallo shopping festivo: solo allora si potranno fare i conti e capire quale percentuale mettere accanto al segno meno. In realtà il rallentamento era cominciato ben prima del crollo delle due torri: nei primi sei mesi di quest'anno le vendite di gioielli italiani all'estero hanno registrato un calo del 19% rispetto allo stesso periodo del 2000.
Determinante il ridimensionamento sul mercato americano, addirittura oltre il 26%, che da solo rappresenta un terzo dell'export italiano.
La conferma arriva da Cesare Settepassi, presidente di Tiffany Italia e responsabile per l'Europa della casa americana che a novembre ha aperto il suo primo negozio a Roma. «Dopo l'11 settembre abbiamo registrato un calo modesto delle vendite in Europa, pari al 2-3%, più considerevole, invece, la flessione americana che è pari al 7-8 per cento. Nelle ultime settimane c'è un recupero, un segnale molto positivo in vista del Natale». Il mercato gli dà ragione: l'Italia è il terzo Paese al mondo per i consumi di gioielleria, dietro Stati Uniti e Giappone.
sintesi dell'articolo di Lucia Esposito a cura di Pambianconews