Solo pochi mesi fa le passerelle erano affollate di donne guerrigliere, atteggiamenti militari e figure velate. Prima dell'11 settembre, infatti, alcuni stilisti esploravano temi «terrorist-chic». L'impatto degli attentati si è verificato subito sulle passerelle di Milano e Parigi dove donne romantiche hanno sostituito quelle più militanti della stagione scorsa. Allo stesso tempo, un sondaggio informale tra manager, buyer, fashion editor e analisti lascia intendere una situazione di fondo critica, soprattutto per chi è esposto nel settore turismo e nel mercato statunitense, dove la consumer confidence ha raggiunto i livelli più bassi dell'ultimo decennio.
«è un momento molto triste e di confusione», ha detto Domenico De Sole, ceo di Gucci, confermando la solidità del gruppo e l'impegno di procedere con lo sviluppo dei marchi acquisiti negli ultimi due anni, pur in modo sempre più attento ai costi, «bisogna andare avanti, altrimenti sarebbe come lasciarci colpire due volte. Gucci group dà impiego a 9 mila persone e anche per rispetto nei loro confronti, il nostro lavoro deve continuare».
Allo stesso tempo, Diego della Valle afferma che è ancora troppo presto per capire fino in fondo come la guerra contro il terrorismo colpirà il mercato del lusso. Ma di una cosa l'imprenditore è certo: «è cinico ma vero, fra sei mesi chi era debole sarà più debole mentre i forti saranno più forti». Intanto Della Valle conferma tutti gli investimenti già stanziati per l'anno prossimo in nuovi negozi e fabbriche e guarda opportunità negli spazi immobiliari che si stanno liberando a prezzi interessanti. Conferma che la sua azienda rispetterà le previsioni di reddito per il 2001 tenendo in considerazione che un calo del 10-15% previsto negli Stati Uniti sarà compensato da una crescita nel resto del mondo.
La guerra terroristica non poteva arrivare in un momento peggiore per il gruppo Prada, che adesso si trova a lottare con i problemi di troppa espansione in un clima ancora più difficile. Secondo voci attendibili, la ricerca da parte delle banche di trovare un socio privato per entrare nel capitale comprende varie possibilità, incluso il fondo americano Texas pacific group oppure una delle banche già coinvolte nell'operazione.
sintesi dell'articolo di Sara Gay Forden a cura di Pambianconews