AreapelleClub ha esaminato le prospettive del mercato cinese, nell’ultima delle sue periodiche riunioni, tenuta a Milano (chairman Luigino Rossi).
L’ingresso nel WTO dovrebbe determinare gradualmente un miglioramento qualitativo della produzione cinese ed un aumento della competizione interna. Si prevede un incremento degli investimenti e dell’outsourcing dall’estero che ne favoriranno un ruolo di leader assoluto nell’abbigliamento e calzatura mondiale. L’influenza straniera soprattutto occidentale, sui consumi è destinata a espandersi, cominciando dalle città guida: Shanghai, Beijing, Guangzhou, Dalian. La distribuzione, già fondata su department store e shopping mall, è proiettata ad un livello molto evoluto nei prossimi dieci anni. Ci si aspetta che fino al 2005 l’export italiano in Cina salga stabilmente per calzature, borse e valigeria, si mantenga per l’abbigliamento in pelle, cresca notevolmente per componenti di scarpa ed ancor più per pelli finite.
La delocalizzazione produttiva, specialmente per le nostre imprese con forte costo salariale, potrebbe diffondersi rapidamente, anche se nel dibattito successivo sono emerse luci e ombre sul fenomeno del decentramento nel “lontano” Oriente. Per inciso, il concetto “made in Italy” è stato giudicato nel dibattito successivo piuttosto superato, perché sempre più si tratterà di beni di consumo “styled in Italy”.
Alla relazione base, svolta da InterCorporate (A.Branchini), si sono aggiunte le testimonianze di Versace (Annamaria Caputo), Etro (Fabio Gnocchi), Carlo e Emanuele Nespoli (Loto Garments).
Le aziende presenti erano: Rossimoda, Alcantara, Ramirez, Stonefly, Star, Bric’s, Morelli, Giardini, Finproject, Antiba, Concerie Riunite GB, Stefania, Prialpas, Crespi, Peretti Group.