C'era una volta un cappotto di cui sono stati venduti più di un milione di capi, esposto come un'opera d'arte al Victoria & Albert Museum di Londra. E' una delle tante storie di successo firmate Max Mara, che dal 1951 ha visto crescere il proprio fatturato fino ai 1.850 miliardi di lire dell'anno scorso.
Luigi Maramotti insieme ai due fratelli, ha ricevuto dal padre Achille le redini di un'azienda molto italiana che è stata capace di conquistare il mondo rimanendo fedele alle sue radici familiari.
I tre figli hanno progressivamente ampliato l'attività segmentando la produzione in ventotto collezioni: da Max Mara a Sportmax, da Week end a Marina Rinaldi, per citare le principali.
Il fatturato è cresciuto fino ai 1.850 miliardi del 2000 con profitti netti per 201,5 miliardi, ed esportazioni per 752 miliardi. La previsione per il 2001 sfiora i 2.000 miliardi, mentre i dipendenti sono arrivati a quota 2.600 in Italia a cui si aggiungono i circa mille all'estero in società controllate o collegate.
Niente acquisizioni, alzate di ingegno in passerella, niente stilisti giovani di grido cui affidare pubblicamente la firma delle collezioni. A Reggio Emilia il verbo è quindi quello di una riproduzione industriale della qualità artigianale, in stabilimenti dove il controllo degli standard avviene addirittura in cinque tappe.