L'articolo-intervista a Carlo Pambianco rientra in un più ampio reportage condotto da Espansione sullo stato attuale del lusso. Otto consulenti, ricercatori e comunicatori tra i più apprezzati rispondono alle domande del giornale su trend in atto nella fascia alta del mercato (n.d.r.).
Nel 2000 le prime 10 aziende italiane del settore lusso sono cresciute del 43%. Ora controllano quasi un quinto del mercato mondiale. E la tendenza per il lungo periodo è di costante crescita.
Tra i più convinti sostenitori di questa tesi c'è Carlo Pambianco, Presidente dell'omonima società di consulenza milanese, considerato da molti “il guru del lusso”. Suo il merito di avere codificato questo settore, proponendo anche catalogazioni al suo interno. In estrema sintesi Pambianco per lusso intende quei capi di abbigliamento, accessori, gioielli e profumi che mantengono un'attenzione particolare verso design e materiali.
Nell'accezione di Pambianco il mercato del lusso vale circa 90.000 miliardi di lire, una cifra in aumento del 7-8% all'anno. In previsione il consulente è ottimista: la globalizzazione, intesa come apertura delle persone al mondo, porterà inevitabilmente ad apprezzare la qualità dei prodotti. Se a questo si aggiunge lo sviluppo del reddito dei Paesi non si può che restare tranquilli.
Le aziende che tirano il mercato sono sicuramente i grandi gruppi. Le prime 10 aziende italiane del settore hanno aumentao la prorpia quota nei mercati mondiali dal 13,9% del '99 al 19,6% del 2000 (per un totale di 17.610 miliardi di lire). In un anno la crescita complessiva delle top ten è stata del 43%, mentre se si prende un campione allargato alle prime 26 aziende, l'aumento è stato del 39%.
Exploits drogati dalle acquisizioni (Gucci +92% grazie a YSL, Prada +57% dopo le acquisizioni di Church's, Jil Sander, Helmut Lang)? Forse sì, ma non solo. Depurata delle acquisizioni la percentuale di crescita delle top ten si dimezza ad un 20%. Che resta comunque un tasso di aumento ben superiore alla media del mercato.