Lo storytelling non è più solo una modalità di comunicazione, ma diventa una parte integrante della vendita. Almeno per Gucci che, a New York, ha inaugurato domenica scorsa il suo primo negozio nel quartiere di Soho, New York, proprio all’insegna del racconto.
Nella boutique, battezzata “Gucci Wooster” (si trova al civico 63 di Wooster Street, su un’area di circa 1.000 metri quadrati), Gucci sperimenterà infatti “nuove modalità di servire la sua clientela”. Come si legge in una nota, “grazie a un innovativo inquadramento del personale, i visitatori saranno accolti da un gruppo di ambasciatori del marchio: i ‘Gucci Connectors’, in funzione di narratori, il cui scopo sarà quello di coinvolgere i clienti nella particolare narrativa della marca”.
Nello specifico, spiegano a Pambianconews dall’azienda, è stato selezionato un vero e proprio “cast” di Connectors, ambasciatori Gucci che non provengono necessariamente dal mondo delle vendite, ma che sono appassionati del brand e in grado di trasmettere al meglio le storie, la filosofia e i valori del marchio. Il loro scopo non è solo quello di vendere – uno dei risultati possibili – , ma di creare un legame fra il brand e il cliente (la vendita è solo uno dei possibili risultati). Anche nell’abbigliamento, i Gucci Connectors si differenziano dagli sales-assistant degli altri negozi: il loro look è più informale.
Lo store si propone di diventare un centro di creatività in cui “scoprire le ultime collezioni nonché le più recenti collaborazioni artistiche”, grazie anche a tecnologie video appositamente sviluppate. Gli spazi, infatti, accoglieranno iniziative artistiche diverse e stagionali, anche tramite collaborazioni con personaggi e istituzioni “vicini allo spirito della maison”. Tra le prime partnership, quella con il dj Benitez, che avrà il ruolo di dj resident in Gucci Wooster, e quella con la rivista Interview, creata da Andy Warhol.