Si chiude con una svolta storica la battaglia ai vertici di Abercrombie & Fitch. Il colosso americano, ieri, ha annunciato che Michael Jeffries si è ritirato dalla carica di chief executive officer, che ricopriva da ben 18 anni, e dal consiglio di amministrazione con effetto immediato. La notizia arriva a un anno esatto dagli esordi delle tensioni tra lo stesso Jeffries e i fondi entrati nel capitale del marchio, un tempo più amato dai teenager. Lo scorso dicembre, infatti, il board di Abercrombie aveva ridotto parte del potere del manager, togliendogli il ruolo di presidente, che rivestiva dal suo arrivo insieme a quello di CEO. Al suo posto, il board aveva nominato presidente non esecutivo il 74enne Arthur Martinez. Le manovre, tra cui anche l’abolizione della cosiddetta poison pill, erano state interpretate come concessioni da parte del consiglio di amministrazione alle pressioni del fondo Engaged Capital, che aveva definito Jeffries un “ostacolo importante” per una potenziale vendita della società a fondi di private equity, suggerendo la sua sostituzione in una lettera al board.
Anche in questo caso, a sostituire temporaneamente Jeffries in attesa del nuovo nome (per la cui ricerca è stata già ingaggiata una società di head hunting), sarà Martinez che passerà dal ruolo di presidente non esecutivo a quello di presidente esecutivo.
La notizia dell’uscita dello storico amministratore delegato del marchio, travolto nell’ultimo periodo da una crisi di popolarità (e di risultati finanziari), è stata accolta con favore da Wall Street: in Borsa ieri il titolo ha registrato rialzi superiori al 6 per cento.